Il Narcisista
C’era un tempo, narra Ovidio, nel quale viveva un giovane di una tale bellezza, che non vi era abitante della città, uomo o donna, giovane o vecchio che sia, che non si innamorasse di lui. Narcisio era il suo nome. Figlio della ninfa Liriope e del dio fluviale Cefiso[1], tanto era bello quanto era crudele. Infatti, egli disdegnava arrogantemente chiunque lo amasse. Un giorno mentre Narciso era nel bosco, si imbatté in una pozza d’acqua e, abbassandosi su di essa per bere, vide un bellissimo ragazzo che ivi lì si trovava. Narciso si innamorò perdutamente di quel perfetto volto. Ma quando si accorse che la stupenda visione non era altro che la sua immagine riflessa, comprese che non avrebbe mai potuto godere di quell’amore, disperato dunque si lasciò morire struggendosi di dolore.
Il bello e dannato Narciso è dunque all’origine del termine Narcisista. È il suo mito che riempie di senso il comportamento di chi, con sprezzante crudeltà, provoca dolore ad altri solo per contemplare la propria grandiosità, cibando in tal modo la propria altresì carente autostima. L’individuo con un Disturbo Narcisistico di Personalità infatti, trae energia dalla sue vittime prosciugandone tutte le risorse. Come nella figura mitologica egli è l’oggetto del proprio desiderio: centrato sulla propria immagine idealizzata ne diviene interamente dipendente.
Senza rimorso alcuno tesse la sua trama, manipola le sue vittime al fine di ottenere potere e controllo su di esse, per poi causarle consapevolmente e volontariamente sofferenza. Egocentrico e edonista il mondo per il narcisista ruota attorno al suo volere: al centro di una commedia teatrale, della quale è sceneggiatore, regista e principale protagonista, rilega gli altri al un subordinato ruolo di comparse, le sue comparse. Allestimento scenico necessario per ricevere il riconoscimento e l’ammirazione di cui tanto necessita. Ogni critica, ogni rifiuto rappresenta un attentato alla sua immagine grandiosa costruita con tanto impegno e dovizia di particolari. Davanti all’evidenza dei fatti nega ostinatamente il proprio comportamento scorretto o manipolatorio minimizzando sprezzantemente e sbrigativamente ogni attestazione dell’accaduto, ogni responsabilità. Impassibile e del tutto mancante di empatia invece di riconoscere i propri sbagli, il narcisista tenderà a far sentire l’altro in colpa per la sua eccessiva sensibilità che lo induce a esagerare, a esacerbare la relazione. Incapace di rimorso riesce a capovolgere qualsiasi situazione a proprio favore, adducendo una giustificazione per qualsiasi avvenimento, mentendo dove sia necessario e spostando la conversazione sulle presunte mancanze dell’altro.
Incontrare narciso per la vittima designata equivale all’entrata in un incredibile vortice fatto inizialmente di meraviglia: avvincente, caldo, appagante, capace di trasmette la sensazione di essere una persona speciale e di aver incontrato, finalmente, la “Persona speciale”. È l’inizio di un stupendo romanzo d’amore, di quelli troppo belli per essere veri. Appunto.
Narciso come un esperto ragno avvolge la sua preda in modo da realizzare un immediato quanto profondo legame di fiducia e entusiasmo. Ma appena finito il tempo della fatidica ‘luna di miele’, improvvisamente si mostra freddo, distante, annoiato della relazione. Indifferente e silenzioso si innervosisce ogni qual volta gli viene richiesta condivisione e partecipazione. La svalutazione diverrà la forma primaria di comunicazione del suo rapporto di coppia. Con aria di superiorità, subdolamente il narcisista sminuirà l’intelligenza, le competenze del partner, trasmettendo con sguardi e maniere come sia mentalmente carente ed emotivamente instabile.
È finito il tempo in cui il narcisista osservava attentamente le vulnerabilità del partner, mentre imitava e anticipava i suoi più profondi desideri. Ora ‘agganciata’ la sua vittima è giunto il tempo di capitalizzare a proprio favore quanto appreso: ogni vulnerabilità, ogni desiderio recondito (candidamente confessato), sarà usato contro di lei. Semi di sottile e sotterraneo veleno saranno inoculati continuamente nel rapporto di coppia allo scopo di far sentire l’altro costantemente inadeguato, non all’altezza dello straordinario rapporto che lui, il narciso, aveva donato. Alla vittima non resterà altro che cercare di dimostrare costantemente di essere ancora degna di lui. Quel lui che un giorno le diceva che era il partner perfetto: l’eccitazione data dall’idea di aver incontrato l’amore della vita si trasforma in ansia da prestazione, attivando uno stato profonda angoscia, se non anche di panico dovuto alla paura della perdita. La relazione con un narcisista lascia esausti, insicuri e vuoti.
Adesso, la sua attenzione si rivolge altrove, verso altri potenziali ammiratori e/o amanti, chiunque possa garantirgli attenzione e restituirgli quella visione positiva di sé. Il narcisista non sopporta di rimanere solo, senza ‘nuove’ vittime da irretire, senza quell’adrenalina che si mette in moto ogni volta che c’è da ‘giocare al gatto e al topo’. Narciso, quindi, come un attore consumato, forte delle sue molteplici performance, riprende la sua recita. Avanti la prossima.
Sitografia
http://www.narcisismo.net
[1] Un’altra versione lo vuole figlio di Selene e Endimione