I tabù del mondo. Figure e miti del senso del limite e della sua violazione

 In SegnaLibro, N. 1 - marzo 2021, Anno 12

M. Recalcati – I tabù del mondo. Figure e miti del senso del limite e della sua violazione – Einaudi 2018

«Non siamo nell’epoca del declino irreversibile di ogni forma di tabù? Ma se non esiste nessun tempo che, come il nostro, sembra aver dissolto l’ombra repressiva dei tabù e dei limiti che essi introducono nel campo della vita umana, il rischio che si affaccia in modo inedito non è quello di trasfigurare questa dissoluzione in un nuovo spazio antropologico nel quale ogni forma dell’esperienza del limite è vissuta come una indebita repressione e contrazione della vita?» (pp. V-VI)

Con questi interrogativi si apre il volume I tabù del mondo che raccoglie gli articoli pubblicati su Repubblica – nell’omonima rubrica – scritti dallo psicanalista, professore e scrittore Massimo Recalcati. L’autore conduce un’analisi lucida, critica e appassionata del Tabù, o meglio del valore del tabù come specchio della società. Il testo, appassionato e impegnativo, si apre con una dedica al Pasolini Corsaro, intellettuale fra i primi a mostrare la mutazione antropologica che andava incorrendo la società postmoderna. Massimo Recalcati, nei suoi quarantotto articoli, tra mitologia e contemporaneità anatomizza in maniera magistrale i divieti, i desideri, i tabù che hanno contribuito a formare l’individuo e la società che abitiamo. La visione dello psicoanalista disvela e fa luce sul senso del tabù, in maniera sagace e attenta aiuta il lettore a conoscere e, forse comprendere, le trame che muovono il vivere odierno.

«Il nostro tempo è allergico a tutto ciò che impone qualunque differimento alla soddisfazione della pulsione. Il suo vento è profondamente anti-istituzionale perché le istituzioni sono colpevoli di imporre un limite al principio cinico dell’appagamento immediato che sembra governare le nostre vite» (p. 84). Siamo nell’epoca del declino di ogni forma di tabù, se da una parte è stata sgominata la sua forma repressiva, dall’altra il nostro tempo rischia di cadere nell’assoluta dissoluzione del limite, lasciando uno spazio antropologico esposto al nulla, al caos. Sebbene il limite delinei un confine, porre quel confine significa dettare una linea di senso che fa fiorire la vita. Il tabù ha una doppia versione, da un lato mostra la sua forma repressiva, ideologica, ma dall’altro è l’indice simbolico da cui si ergono forti i Valori a cui l’uomo e la società si ispirano: «la vera libertà non consiste mai nel rifiuto del vincolo, ma nella sua accettazione» (p. 28).

Massimo Recalcati non solo disvela i tabù del mondo, ma conduce il lettore a vedere le nuove maschere che stanno guidando il pensare e il vivere iper-moderno. Quando la trasgressione diventa obbligo, quando l’obbligo dell’uguaglianza nega il valore della differenza individuale, quando il mito dell’autogenerazione slega il legame e il debito che ognuno ha nei confronti dell’Altro, si nega la stessa condizione umana. Demistificare i vecchi tabù senza accorgerci delle nuove maschere, dei nuovi miti che guidano il nostro fare e il nostro essere è il pericolo a cui mette in allerta l’autore. Ripensare la relazione con l’educazione, il lavoro, la politica, la cultura, il pensiero e gli altri temi che tratta il volume, significa specchiarsi con ciò che si cela dietro il vivere e che fonde e modella – anche e soprattutto inconsciamente – il nostro Essere e la comunità sociale in cui viviamo.

Ripensare, dunque, il tabù criticamente, decostruirlo e ri-costruirlo in un incessante lavoro ermeneutico, significa esplicitare ciò che si cela dietro l’implicito delle nuove maschere, portarle alla luce e, dopo averle revisionate donargli un senso nuovo. Il tabù serve. Il limite, il confine, è l’unico argine per alimentare il desiderio, per godere veramente la libertà, con dignità.

«Il soddisfacimento immediato non è solo un comandamento del discorso sociale, ma attraversa anche le famiglie sempre più in difficoltà a far esistere il senso del limite e del differimento della soddisfazione. […] Gli esiti di questo processo si possono riassumere con una difficoltà crescente dei nostri figli di accedere alla dimensione generativa del desiderio poiché la condizione di questo accesso è data dall’incontro con il trauma virtuoso del limite» (p. 54).

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