Enfants Sorciers: i bambini demoni
A Kinshasa la notte fa paura. A Kinshasa la notte è dei predatori che aggrediscono i passanti e saccheggiano i negozi, che bloccano le auto per taglieggiare i passeggeri e violentare le ragazzine. È degli spacciatori e delle prostitute. È delle anime erranti e degli spiriti malvagi. La notte è degli stregoni. E gli stregoni a Kinshasa sono migliaia. Li chiamano shegué “bambini di strada” o enfants sorciers, “bambini sorci”. Un’orda di bambini che si aggira famelica nell’informe reticolo degli slum della Cité: sobborghi fangosi, fetidi, senza fogne e luce, appestati da rifiuti imputriditi. Sono i ndoki, “stregoni”, detentori di un potere fra i più temibili capace di compiere malefici terribili, di provocare le sciagure più atroci e perfino la morte di animali e persone con la sola forza della mente. Hanno dai cinque ai quindici anni, sono i “piccoli dannati del Congo”, costretti a vivere di piccoli espedienti e di grandi abusi sui marciapiedi. Si cibano nelle discariche scavando nell’immondizia nei pressi dei mercati. Quasi tutti hanno la malaria, la scabbia, i vermi, l’epatite, la tubercolosi, l’Aids e sintomi di grave malnutrizione. Dormono raggomitolati negli stracci, con la testa appoggiata a un gradino, tra scatole di cartone e mucchi di rifiuti, nei cimiteri, nei parcheggi, nei sottoscala fra topi e scarafaggi. Tutti “colpevoli” di vivere in un Paese fatto di miseria e superstizione. “Colpevoli” di trovarsi vicini alle disgrazie che quotidianamente affliggono gli uomini e le donne di queste parti: lutti, malattie, furti o perdita del lavoro. E tutto ricade nell’influsso malefico dello spirito che alberga nel bambino: il più piccolo, il peso inutile, il reietto nato per caso. Ma anche l’handicappato o l’epilettico, il timido o il balbuziente; o al contrario il troppo vivace e intelligente. Quanto basta per essere buttati sulla strada e vivere ogni giorno nel terrore di venire strangolati o bruciati vivi. Un sistema sbrigativo per sbarazzarsi di bocche in più da sfamare. Perché qui se una vedova si risposa, difficilmente la nuova famiglia accetta i figli del primo matrimonio.
Un incubo che affligge un numero enorme di minori nella sola capitale Kinshasa. Quasi tutti accusati di essere “stregoni/demoni”: un’accusa terribile, da cui non è possibile difendersi. Anche se non ci sono dati certi, si va da un dato ottimistico di quarantamila “bambini di strada” a un dato, probabilmente più realistico, di settantamila, per la maggior parte sieropositivi. E nonostante il tasso di mortalità sia altissimo – un shegué su due non sopravviva al quarto anno di vita di strada – il loro numero aumenta di anno in anno.
Occhi dilatati dalla colla, sguardo perso nel vuoto, pochi cenci addosso e sandali tenuti assieme dallo spago. A sei anni hanno già il viso di un vecchio: i capelli caduti, un corpicino gracile, gonfiato dalla fame, coperto di cicatrici, di ustioni e piaghe purulente. Ferite, spesso provocate dalle torture inflitte dagli stessi genitori che li accusano di stregoneria.
Gli enfants sorciers si aggirano nelle stazioni dei bus, agli incroci delle strade, nei mercati. Induriti dalla brutalità della vita sono aggressivi e rissosi: le lotte tra bande rivali sono all’ordine del giorno. Sulla strada conta la legge del più forte, e se vieni sorpreso a rubare rischi di essere linciato. Perciò bisogna essere scaltri e fortunati per non farsi ammazzare. Alla fine della giornata, sperperano il poco argent accaparrato fumando hashish, sniffando esalazioni di solventi e imbottendosi di pasticche di Valium sciolte in acquavite di palma ficcata in sacchetti di plastica. E al calar del buio, inizia la lunga notte delle piccole shegué. Affastellate lungo i marciapiedi del porto le prostitute bambine, anche di solo cinque o sei anni, subiscono abusi di ogni genere, talvolta già madri a dodici anni e contagiate dal virus dell’Aids.
Africa e stregoneria
La stregoneria in Africa è sempre esistita, è parte integrante della cultura di questi popoli. Essa influenza pensieri e atteggiamenti stravolgendo la logica degli eventi quotidiani. Ogni qual volta accade qualcosa di grave e inspiegabile, si tira in ballo il mondo dell’invisibile. Gli spiriti sono una realtà domestica raccontata, la sera, prima di coricarsi o agli angoli delle strade. Spiriti protettori, spiriti adirati o peggio, spiriti malvagi. Questi ultimi fanno strage di animali, devastano i raccolti, si impossessano dell’anima degli uomini per spingerli alla violenza, per provocare malefici, diffondere malattie e disgrazie.
In Africa il soprannaturale è una cosa seria, altroché, è un argomento su cui non si scherza. Gli stregoni conosco le oscure parole e i segreti gesti capaci di “aprire la porta” del mondo delle forze occulte, che agiscono direttamente sulla vita degli uomini. A loro basta proferire la maledizione appropriata, magari agitando o lanciando un bastone in direzione della persona designata, pronunciandone il nome ad alta voce, per causarne le sciagure più terribili. Oppure, provocare strazianti sofferenze, dall’esito infausto, solo introducendo in una bara, accanto a un cadavere, un oggetto della vittima prescelta. Per non parlare della loro capacità di impadronirsi del principio vitale di un individuo semplicemente toccandogli la testa. Messaggeri di sventura, al servizio dello stregone, possono rivelarsi gatti, gufi o piccioni. Voce di popolo, poi, vuole che gli stregoni si nutrano di carne umana dopo averla trasformata in carne di porco.
Ma è al calare della notte, quando i villaggi vengono inghiottiti dal buio che trovarsi soli, senza difese, attorniati dalle tenebre può rivelarsi fatale. Perché da queste parti, gli stregoni, celati nell’oscurità, tra gli alberi della foresta o in prossimità dei crocicchi, disseminano trappole per catturare l’ombra delle persone o il mere, “anima”, che va peregrinando durante il sonno, lontano dal corpo. Niente di personale, ma unicamente affari. Per loro è semplicemente “lavoro”, poco importa a chi appartengano le ombre o le anime catturate, essi son ben lieti di restituirle indietro, chiaramente, previo “compenso”. Una tremenda fine aspetta coloro che non le recuperano: lo stregone le pone sopra il fuoco e, mentre queste si consumano al calore, il possessore si ammala, fino alla morte.
Stregoneria e morte sono intimamente legate. Due facce della stessa medaglia. Ci sono “morti buone” e “morti cattive”. Alla morte lo spirito del deceduto inizia un lungo viaggio per entrare e nel mondo degli antenati. Gli antenati, considerati depositari della tradizione e delle leggi, rappresentano l’autorità suprema. Intermediari tra i vivi e i morti possono essere consultati mediante divinazioni oppure manifestarsi direttamente in sogno. La vita ultraterrena non differisce da quella condotta dal defunto in vita: il morto conserverà le stesse abitudini che aveva da vivo. Nella “buona morte” lo spirito abbandona pacatamente la terra e entra nel mondo degli antenati. Gli spiriti dei morti che non entrano nel mondo degli antenati restano rilegate sulla terra, diventano fantasmi che iniziano a vagare per il mondo spaventando i viventi. Erranti e furenti si riuniscono in perfide bande che si mettono al servizio degli stregoni tormentando gli uomini con malattie e possessioni.
Per questo l’aria stessa che si respira, in Africa, è un aria densa, piena di aliti invisibili, pronti ad entrare in conflitto con chi ancora non ha lasciato il proprio corpo e non ha raggiunto il mondo dei più.
Secondo alcune tradizioni popolari, si ritiene che si erediti il potere di esercitare la stregoneria solo per via materna o, che soltanto gli stregoni siano in grado di riconoscersi tra loro, anche se per la verità ci sarebbero dei segni premonitori che darebbero la possibilità anche alla gente comune di riconoscere se una determinata persona è uno stregone. Ad esempio i nati da parti gemellari o albini, chi ha spazi fra i denti o occhi arrossati, coloro che hanno una folta crescita dei peli, soprattutto tra le sopracciglia e sul mento. Comunque sia, gli stregoni, non sono tutti uguali. Mentre i ndoki sono perfidi fautori di disgrazie i nganga nkisi sono i “guaritori”, coloro che usano i loro poteri a fini “terapeutici”. A loro si rivolgono, quindi, coloro che, colpiti dai primi, desiderano sottrarsi agli infami sortilegi.
In capanne o baracche di lamiera maleodoranti, sommersi da montagne di ossa e pietruzze, i nganga nkisi promettono, dietro l’esborso di somme considerevoli, di soddisfare intimi desideri e bisogni. Non c’è malattia che essi non possano curare con l’aiuto di formule magiche condite magari con soffi e sputi, lancio di ossicini, pietruzze e conchiglie. Il tutto arricchito da pozioni contro il malocchio, talismani personalizzati e offerte sacrificali. La gente, dando fondo ai propri risparmi, cerca uno stregone “buono” per tutte le stagioni. Rendere impotente un rivale in amore, indurre alla resa una ragazza riluttante, vendicarsi di un torto subito; o, al contrario, liberarsi dal malocchio e ottenere la realizzazione delle proprie aspettative. Un business in piena regola. Si, perché in ogni caso, di fronte al fallimento del rituale si fa ricorso a giustificazioni e razionalizzazioni secondarie: esiste cioè sempre una ragione che rende conto del perché qualcosa “non ha funzionato”: un gesto compiuto in modo inappropriato, una formula magica pronunciata in maniera incompleta. Insomma, se la “cura” non ottiene l’effetto sperato la colpa è del “paziente” che indubbiamente non ha eseguito correttamente le prescrizioni date. Quindi tutto da rifare e ripagare.
E come per dire “piove sempre sul bagnato”, in Africa, da un vent’anni a questa parte, troppi, considerando gli elevati costi calcolabili in vite umane, l’avvento delle chiese apocalittiche spalmando superstizione su superstizione, paura su paura, hanno aggiunto una “nuova” variante di sorcellerie: il “baby stregone”.
Il diavolo in corpo
A ridosso dello Zaire c’è Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo. Oggi, dove meno di un secolo fa si trovavano grandi capanne di paglia, è sorta una città che vive anche grazie all’enorme introito derivato dalla coltivazione della canna da zucchero e dai “miracoli”. Come quelli che promettono Pastori e Santoni di ogni risma e razza.
In passato, coloro che venivano accusati di essere dei pericolosi ndoki, erano sempre persone adulte: il più delle volte vedove o donne senza figli che, accusate di essere possedute da spiriti maligni, rischiavano di venire bruciate o strangolate, così che la terra non venisse contaminata dal loro sangue. Attualmente, invece, sono i bambini i più esposti. Complici, anzi, istigatrici le chiese apocalittiche che, da queste parti, sembrano spuntare come funghi. Queste sono guidate da predicatori che, con sermoni di fuoco, attraggono le folle promettendo miracolose guarigioni, redenzioni istantanee ed eterna felicità a patto però che si liberino dal pericolo dei “baby stregoni”. Motivo per cui, il fenomeno dei bambini ndoki, sconosciuto fino agli anni ’90, del secolo scorso, adesso è diventato una vera emergenza sociale.
Centinaia di autoproclamati profeti-pastori mescolano Bibbia e superstizioni e sfruttano e tiranneggiano in nome di paradisi prossimi venturi. Dottrine infarcite di spiriti, demoni, malefici e visioni capaci di diffondere una sorta di psicosi collettiva dove ogni bambino può essere imputabile di gettare un maleficio sul nucleo famigliare. Bambini/demoni che nessuno ha più il coraggio di guardare negli occhi né di toccare.
Un apartheid dell’infanzia fomentata da cosiddetti ministri di culto il cui unico scopo è sfruttare la disperazione di chi spera di migliorare la propria vita grazie a interventi miracolosi. Cerimonie interminabili, dove l’abbé, il sacerdote, danza tra una folla informe che, ripetendo freneticamente frasi rituali, salta, urla, piange, casca a terra in preda alle convulsioni o cade in trance. Finita la funzione la gente porta i figli a toccare l’abbé, considerato una protezione contro le forze del male, sistema sull’altare, per la benedizione, taniche piene d’acqua, sacchetti di sale. Chi può, acquista sacchetti di polvere “benedetta”, per gli esorcismi. Insomma tutto l’armamentario possibile per difendere la propria casa dal demonio. Un business in crescita. Tanto che per le vie decine sono le réclame che, con inventiva, esortano a unirsi a un qualche credo cristianeggiante. Enormi cartelloni con immagini di pastori, sospesi sulle nuvole, accessoriati di scettri e corone in testa promettono miracoli immediati, dell’ultim’ora, i “last minute miracles”, tanto per ribadire che anche il Padreterno si è messo al passo con i tempi. Altri ammiccanti consigliano: “se il tuo dio non funziona, prova con il mio”. Neanche si trattasse di un detergente per la casa. E fra promesse di beatitudine nell’aldilà e magari qualche miracolo sulla Terra, soprattutto per se stessi, questi pastori di anime dall’apparenza affabili e disponibili ostentano il loro prestigio sfoggiando anelli e collane d’oro appese al collo, abitano in case di mattoni, e girano su fiammanti Mercedes. E cosa non da poco consumano almeno tre pasti al giorno. Privilegi di solito negati ai loro fedeli.
A stabilire se un bambino è posseduto dal demonio provvedono, a pagamento, siffatti “Profeti di Cristo”, altrimenti definibili criminali senza scrupoli che si arricchiscono sulla pelle della povera gente. Ciarlatani congolesi e imbonitori giunti da fuori. Tutti “esperti” di “stregoneria infantile” e disposti a “curare” i piccoli posseduti. E per dimostrare il potere conferitogli dall’Onnipotente, dietro, ovviamente, l’esborso di una generosa “mancia”, invitano fedeli e visitatori ad assistere agli esorcismi dei piccoli “dannati”, per poi, orgogliosamente esibire le “prove” dei diavoli vomitati: gamberoni, conchiglie, pesci, pezzi di carne cruda. Tutti usciti dalla bocca dei bambini posseduti. Dimostrazioni di “grazia ricevuta” che convince, chi già è fortemente colpito dalle avversità di una vita amara, a racimolare la somma necessaria, sempre consistente, per accertare se il loro bambino è in realtà un ndoki. Per il piccolo è l’inizio della fine. Affidati al pastore-esorcista vengono reclusi in putride stanze per giorni, settimane, mesi. Sottoposti a violenti rituali di purificazione, subiscono le più atroci torture. Seviziati con ferri incandescenti o con gocce urticati negli occhi, aperti con coltellacci per far uscire dalle ferite il demonio, i piedi tagliuzzati, lacerati, ridotti a moncherini piagati. Alle bambine a volte, durante le funzioni propiziatorie, è tagliata la parte esterna della vagina. Ai bambini il pene.
Obbligati a ingurgitare bevande di estratti di piante nauseabonde e dosi massicce di lassativi e farmaci o, peggio, di petrolio, per indurre il vomito. E se non rigurgitano il demonio i loro genitori sono autorizzati a cacciarli di casa. Il risultato è bambini con la pelle coperta da orrende piaghe causate dalle ustioni prodotte con ferri o bastoni ardenti. Qualcuno muore, altri vengono “salvati” dall’influsso del maligno e restituiti alle famiglie, la maggior parte, però, finisce comunque per strada. Pertanto molti, enfants sorciers, dall’apparenza timida e innocua, sono pronti ad affermare di aver commesso le atrocità più assurde, come quella di aver ucciso i genitori con un sortilegio, convinti ormai di “ospitare” davvero in loro il demonio. Tutto sommato meglio persuadersi di avere poteri straordinari che accettare di essere dei reietti della società.
Così, quando scende la notte, con l’aiuto, magari, dell’acquavite o di qualche solvente, credono di entrare in quello che, da loro, viene definito “il secondo mondo”. Un universo parallelo immaginario, dove sono invincibili e con la sola forza del pensiero, uccidono le persone, dopodiché se ne cibano o, dove il loro spirito si separa dal corpo per entrare in un cane malvagio che azzanna e uccide senza pietà. Fantasie nutrite da un’esistenza feroce dove anche solo dormire è un lusso che uno non può permettersi: se ti addormenti per troppo tempo, possono accoltellarti e rubarti i pochi stracci che hai. Ma, la notte non è solo portatrice di sogni traditi dal giorno, anch’essa può presentarsi gravida di terribili realtà. Uomini che, affamati di sesso perverso, balzano su corpicini indifesi, già martoriati da altri adulti, e ne fanno scempio. L’Aids, poi, sarà l’evidente dimostrazione dell’incarnazione del demonio.
Bibliografia
Corriere della Sera del 21 agosto 2006
Sitografia
http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001037502