L’educazione razionale-emotiva. Per la prevenzione e il superamento del disagio psicologico dei bambini

 In SegnaLibro, N.2 - giugno 2022, Anno 13

Mario Di Pietro – L’educazione razionale-emotiva.
Erickson 3 marzo 2016

«Capire le emozioni implica diventare consapevoli del loro rapporto con la mente e comprendere ciò che determina l’insorgere e il mantenimento di disagio e comportamenti disfunzionali» (p. 5).

Il contesto post pandemico offre uno scenario preoccupante circa il grado di malessere che provano bambini e ragazzi e, le difficoltà che essi hanno nel relazionarsi con l’altro in modo funzionale. Quest’evidenza impone al mondo adulto di progettare e attivare percorsi educativi volti a formare, nella dimensione giovanile, una buona competenza emotiva e sociale. Infatti, bambini emotivamente equilibrati hanno maggiori possibilità di raggiungere il successo scolastico, sperimentare esperienze positive, accettare esperienze negative e ritrovare il senso di agio e di benessere inteso come ben-stare e ben-vivere. La pietra d’angolo per la costruzione di relazioni autentiche è la competenza emotiva, intesa come la capacità di un individuo di riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, di saperle comunicare attraverso le espressioni e il linguaggio della propria cultura e di regolarle in modo adeguato al contesto, così da ricavare un senso di efficacia dagli scambi interattivi. (Saarni, 1999). Le competenze emotive possono essere acquisite e potenziate attraverso percorsi educativi specifici, una modalità è l’Educazione Razionale Emotiva (ERE).

L’Educazione Razionale-Emotiva è un’estensione in ambito educativo di una teoria e di una prassi psicoterapeutica ideata dallo psicologo Albert Ellis e, nota col termine di Terapia Razionale Emotiva Comportamentale (REBT). L’ERE è una procedura psicoeducativa, introdotta in Italia dallo psicologo e psicoterapeuta Mario Di Pietro, che si occupa di problematiche emotive e comportamentali dell’età evolutiva, docente universitario e clinico. L’Educazione Razionale Emotiva viene attuata attraverso un percorso didattico che conduce il bambino ad acquisire consapevolezza delle proprie emozioni e dei meccanismi mentali sottostanti e, ad apprendere procedure per fronteggiare in modo costruttivo le difficoltà che può incontrare nei propri contesti di vita. L’accostamento dei due termini Razionale ed Emotiva indica l’adesione al modello ecologico in cui la dimensione emotiva e la dimensione cognitiva sono strettamente interrelate e si influenzano a vicenda: allenare la mente ad accogliere e comprendere le emozioni. In altre parole, Educazione Razionale Emotiva significa aiutare il bambino a sviluppare un modo di pensare costruttivo al fine di gestire meglio forti emozioni negative quali, ad esempio rabbia, disperazione, ansia.

Il programma ideato da Di Pietro espresso nel manuale non vuole essere una semplice celebrazione delle emozioni, ma vuole soprattutto insegnare come superare emozioni nocive e vivere il più possibile emozioni adattive. Alla base di tale intento vi è la concezione costruttivista della realtà per cui, non sono di per sé gli eventi a creare sofferenza emotiva, ma il significato che l’individuo attribuisce ad essi. Infatti, esiste un rapporto stretto fra il proprio modo di pensare, il proprio modo di sentire e il proprio modo di agire. Si tratta di compiere un’analisi funzionale delle proprie emozioni attraverso l’ABC delle emozioni: A indica avversità o evento, B è il pensiero sottostante, C l’emozione che ne scaturisce. I tre termini sono concatenati: al verificarsi di un dato evento si attiverà un pensiero che susciterà un’emozione. Il problema sorge nel momento in cui il pensiero attivato è irrazionale, agisce come un veleno della mente, è assoluto, non è coerente con la realtà e conduce ad emozioni disfunzionali. Imparare a riconoscere i propri pensieri irrazionali e, trasformarli in pensieri razionali conduce al sentire e provare emozioni funzionali. Infatti, il pensiero razionale è flessibile, esprime desideri e preferenze e non pretese ed esigenze assolute, si basa su fatti obiettivi, non svaluta né condanna, ma comprende la realtà in modo critico.

Il superamento di emozioni nocive avviene nel momento in cui la persona acquisisce la capacità di individuare i meccanismi mentali che influenzano il modo di comprendere le proprie emozioni e, di conseguenza il proprio modo di agire o comportarsi. «Sarebbe difficile insegnare a un bambino come modificare le emozioni dannose se l’adulto che volesse trasmettere tale insegnamento non avesse egli stesso acquisito una certa padronanza in tale abilità» (p. 21). Il primo capitolo del libro si apre proprio con una riflessione per l’adulto educante, il primo a dover allenare la propria competenza emotiva. In seguito sono strutturate 10 attività che completano l’intervento didattico seguendo i principi dell’ERE: riconoscimento delle emozioni, comprensione del rapporto tra pensiero ed emozioni (metacognizione), individuazione dei pensieri dannosi, trasformazione dei contenuti di pensiero e, nell’ultimo capitolo è inserita una riflessione attenta all’uso di tale metodologia.

Il nostro sistema educativo non prevede l’insegnamento delle competenze sociali e del pensiero critico, la nostra cultura è impregnata dell’irrazionalità che sta imperversando in ogni ambito: politico, sociale, educativo. I rischi che corriamo in una società irrazionale sono ben visibili, dovremmo invece invertire la rotta: insegnare a pensare, attivare una buona competenza metacognitiva che permetta lo sviluppo della competenza emotiva. Per tali motivi il manuale offre un percorso educativo i cui valori sono i valori perno della formazione umana dell’uomo: l’accettazione di sé stessi, degli altri, della vita, la tolleranza e la compassione. I bambini che acquisiscono una buona competenza emotiva tollerano meglio le frustrazioni, gestiscono meglio i conflitti, manifestano in maniera minore comportamenti distruttivi, hanno una maggiore prosocialità e riescono a mantenere alti livelli di motivazione verso i propri obiettivi sviluppando alta autoefficacia ed autostima. Ma l’educazione affettiva implica una formazione per tutta la vita: «come l’educazione dell’intelletto, anche l’educazione affettiva è un processo che non ha mai fine: c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare» (p. 201).

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